“IL MONDO A PARTE” DELLE PICCOLE SCUOLE D’ABRUZZO, 2.849 ISCRITTI IN MENO NEL NUOVO ANNO
Negli stessi giorni in cui continua a macinare incassi al botteghino il film di Riccardo Milani Un Mondo a parte, interpretata da Antonio Albanese e Virginia Raffaele, che racconta della battaglia vinta di tenere aperta la scuola in un piccolo paese del parco nazionale d’Abruzzo, arrivano i dati, come una doccia fredda, ma attesa, dell’Ufficio Scolastico per l’Abruzzo, secondo cui nelle scuole abruzzesi ci saranno 2.849 alunni in meno inscritto per il 2024-2025.
Per la precisione in provincia di Chieti si passa a 46.198 da 47.166, con un saldo negativo di 968, in provincia dell’Aquila da 34.946 a 34.431 (-515), in provincia di Pescara da 43273 a 42547 (-726), infine in provincia di Teramo da 37.881 a 37241 (-640).
Complessivamente in Abruzzo gli alunni per il prossimo anno scolastico saranno 160.417 rispetto agli attuali 163. 266 con saldo negativo di 2.849.
Questo significherà, inevitabilmente la chiusura delle piccole scuole che ancora resistono nell’entroterra, dove lo spopolamento si fa sentire in maniera drammatica, che non avranno i numeri nemmeno nella formula della pluriclasse. E ci saranno anche, altrettanto inevitabilmente riduzioni di posti di lavoro, per docenti, insegnanti di sostegno e personale amministrativo, tecnico e ausiliario, i cosiddetto personale Ata.
Scrive in una nota la Cisl Scuola Abruzzo Molise, “prosegue inesorabile la diminuzione della popolazione scolastica abruzzese che corrisponde praticamente alla perdita di una intera scuola per ogni provincia abruzzese in un solo anno”.
E si appella al rieletto presidente della Regione Marco Marsilio, di Fdi ed alla nuova giunta regionale di adottare con immediatezza politiche che favoriscano la famiglia, il lavoro, l’edilizia residenziale popolare, le mense ed il trasporto scolastico, ovvero tutte quelle condizioni che sicuramente aiuterebbero la nostra regione a limitare se non invertire un dato che da anni è più che allarmante”. Ovvero dar seguito a misure d’urto che sono state promesse in campagna elettorale, pressoché da tutti i candidato, sia di centrodestra che di centrosinistra.
Reazioni a questo scenario si sono già verificate, con l’eloquente ed efficace slogan “non siamo un mondo a parte ma siamo parte del mondo” a Castelvecchio Subequo nell’aquilano, sindaci del comprensorio e decine di genitori hanno dato vita al sit-in fuori ai cancelli dell’istituto comprensivo con sede a Raiano, per dire no allo smantellamento della scuola media ed ad autorizzare la pluriclasse prima-seconda e terza media con un numero pari a 18 alunni.
“Abbiamo bisogno che le istituzioni stiano dalla parte dei nostri ragazzi affinché realizzino i loro sogni e le loro aspirazioni nei modi costituzionalmente sanciti. Siamo al fianco delle famiglie e siamo pronti e disponibili ad interloquire con gli organi di Governo competenti affinché si prestino le necessarie attenzioni a motivazioni di carattere socio ambientale e non meramente numeriche. E’ arrivato il momento di cambiare la legge attraverso riforme strutturali”.
Sullo sfondo il drammatico trend dello spopolamento che in Abruzzo nei prossimi venti anni potrebbe avere proporzioni quasi doppie rispetto a quello che investirà il paese nel suo complesso, ovvero di 100mila persone in meno nella regione, un calo vicino al 9% e che in alcuni comuni potrebbe superare il 20%. Tra questi Sulmona, che entro il 2042 potrebbe perdere un abitante su 4 (-25,4%), Montorio al Vomano (-22,5%), Trasacco (-21,5%).
Con l’eccezione dell’Aquila, che nelle stime di Istat potrebbe accrescere la propria popolazione (+2,3% di abitanti nel 2042), tutti gli altri capoluoghi vedranno il segno meno rispetto a oggi, dal calo più contenuto di Pescara (-3,9%) a quelli più consistenti di Teramo (-12,4%) e Chieti (-12,5%).
Come scrivono i ricercatori della fondazione Openpolis, nel rapporto “Ritorno in Abruzzo”, tra cinquant’anni, nel 2070, gli abruzzesi potrebbero essere addirittura meno di un milione. Tuttavia gli effetti saranno visibili anche in un periodo di tempo più breve, soprattutto rispetto alla composizione demografica.
Infatti le persone di almeno 80 anni sono destinate ad aumentare del 30%, passando dai circa 104mila di oggi a oltre 135mila nel 2042. Se questo scenario si realizzasse, gli anziani – oggi l’8,1% della popolazione abruzzese – salirebbero all’11,6%, nell’arco di vent’anni.
Ciò significa che – in un contesto dove la popolazione giovane diminuisce e quella anziana aumenta – il sistema sociale, sanitario, previdenziale sarà chiamato a una sfida senza precedenti. Ovvero garantire l’assistenza necessaria a oltre 30mila persone anziane in più, il 30% in più di oggi. Con prevedibilmente meno risorse provenienti dall’erario, stante la diminuzione della popolazione in età lavorativa.