QUESTA SERA SU RAI STORIA SPECIALE SUL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO
Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha festeggiato nel 2022 un secolo di vita. Cento anni di storia, di natura protetta e di bellezza al centro dell’appuntamento con “Italia.
Viaggio nella bellezza”, in onda questa sera alle 21.10 su Rai Storia. Un patrimonio nazionale unico nato grazie all’ iniziativa privata di alcuni uomini lungimiranti, inaugurato il 9 settembre 1922 e riconosciuto ufficialmente dallo Stato come Parco Nazionale con Regio decreto l’11 gennaio 1923.
Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, denominazione che ha assunto dal 2001, ha sempre cercato nel corso della sua storia di coniugare con lo sviluppo umano la conservazione della natura e in particolare delle due sottospecie uniche che lo abitano, il camoscio appenninico e l’orso bruno marsicano. Nel corso degli anni il Parco è cresciuto molto aumentando l’estensione del suo territorio e moltiplicando gli obiettivi.
Oltre allo scopo primario della conservazione della biodiversità, l’Ente parco si occupa oggi anche di promuovere le attività umane compatibili, l’educazione ambientale, la ricerca scientifica. Un percorso lungo un secolo, segnato anche da fasi difficili, come gli anni del miracolo economico quando la speculazione edilizia portò un attacco feroce al cuore del parco. Anni in cui furono lottizzati terreni demaniali e sacrificati 120 mila faggi per far posto a ville, residence e piste da sci. L’indignazione che ne seguì, tuttavia, fece da catalizzatore a una nuova e più moderna idea di sviluppo sostenibile, rispettoso della natura e dell’ambiente. Dal 2017, le foreste vetuste, preziose aree di riserva integrale al cui interno vivono gli alberi più vecchi d’Europa, sono entrate a far parte del Patrimonio dell’Umanità.
La popolazione dei camosci dell’Appennino è cresciuta da pochi individui a 3500 unità e può essere felicemente considerata fuori pericolo. Non altrettanto quella dell’orso bruno marsicano. Se ne contano alcune decine di esemplari e il Parco dedica la maggior parte delle sue risorse alla difesa di questo animale per il quale si può fare ancora molto. È l’uomo, infatti, a rappresentare il maggior pericolo per l’orso bruno marsicano.