PARIDE VITALE, IL RE DEI PR MILANESI RACCONTA LE BELLEZZE DELL’ABRUZZO: “SI RESPIRA ARIA DI NATURA E DI PACE”
Quando Paride Vitale ha pensato di scrivere un libro dedicato all’Abruzzo, ossia la regione in cui è nato e cresciuto e alla quale sente di dover tornare più volte durante l’anno, pochi avrebbero scommesso sul fatto che avrebbe superato le guide di paesi come il Giappone e di città come New York. Da quando è uscito, D’amore e d’Abruzzo, pubblicato da Cairo, è infatti entrato non solo nella classifica dei libri più venduti della sezione viaggi di Amazon, ma anche in quella generale riportata ogni settimana sugli inserti culturali dei quotidiani: «Il fatto che l’Abruzzo batta New York mi fa un po’ effetto, soprattutto se consideriamo il fatto che, quando mi è stato proposto di scrivere il libro, avevo paura di capire da dove sarei partito. Una volta iniziato, però, è stato un fiume in piena, tant’è che c’ho messo sei mesi per finirlo approfittando di qualsiasi posto mi trovassi, incluso l’aereo», racconta Vitale, principe dei PR milanesi ma, da un po’ di tempo a questa parte, anche personaggio televisivo grazie all’avventura di Pechino Express e di Viaggi Pazzeschi, entrambi con l’amica di una vita Victoria Cabello. L’Abruzzo piace, insomma, e Paride Vitale questo libro lo ha scritto per tutti: per gli abruzzesi che spesso non si rendono conto delle bellezze che li circondano ma anche per tutti gli amici che, ogni volta che si recano in Abruzzo, scrivono a Paride di inviargli consigli su cosa fare, cosa vedere e, soprattutto, dove mangiare. Bene, D’amore e d’Abruzzo è soprattutto per loro.
Insomma, ha scritto un libro per non dover più inviare consigli su cosa fare in Abruzzo.
«Negli anni ho affinato i miei sensi mettendo a punto una guida dei miei posti preferiti, compresi quelli che ho scoperto ultimamente perché l’Abruzzo non smette mai di stupirti».
Lei è nato a Castel di Sangro e ha vissuto a Pescasseroli: che colore aveva la sua infanzia?
«Verde come il Parco Nazionale, con un buonissimo sentore di bosco che ho scelto di racchiudere nel profumo della mia azienda, Parco1923. Ho avuto un’infanzia molto solitaria perché avevo pochi amici, mi piaceva leggere ma, soprattutto, camminare, andando in montagna e a cavallo».
A 10 anni scrive di aver organizzato i primi falò notturni chiedendo una quota di partecipazione: già lì ha messo le basi per il suo lavoro attuale?
«Un po’ sì, soprattutto perché ero l’unico a cui si affidavano i miei amici di Roma e Napoli per organizzare le vacanze. Chiedevo tremila lire per organizzare un bel barbecue con un pezzo di pane, due salsicce e un vinello molto scadente che era molto simile a un lubrificante».
Mai sentito il peso della responsabilità a organizzare sempre tutto?
«All’inizio tanto. Faccio questo lavoro da 24 anni e posso dirle che, fino ai 30, ho avuto di tutto: fuochi di Sant’Antonio, attacchi di panico e d’ansia. All’inizio del mio lavoro temevo che gli eventi che organizzavo non riuscissero alla perfezione ma poi, fortunatamente, è venuto fuori il mio lato abruzzese e ho imparato a farmi scivolare le cose addosso. Non salvo vite umane e, soprattutto, non posso controllare tutto come il meteo, anche se ho sempre lavorato seriamente affinché tutto riesca bene».
Un’altra cosa che le stressava era fare le superiori ad Avezzano, a circa 60 chilometri da Pescasseroli: cosa la obbligava ad alzarsi prestissimo per prendere l’autobus.
«Dipendeva tutto dalla mia sveglia delle 6, considerando che i miei non si svegliavano certo con me. Avevo dei ritmi molto serrati, considerando che tornavo poi a casa alle 3 di pomeriggio pranzando insieme alle puntate del Maurizio Costanzo Show e di Non è la Rai che mia madre mi registrava la sera prima».
Soffriva per non frequentare gli amici di scuola per via della distanza?
«Abbastanza, anche perché la mia giovinezza era molto diversa da quella degli altri. Quando, però, a 19 anni mi sono trasferito a Bologna per fare l’università ho recuperato la vita sociale che non avevo fatto con gli interessi, a botte di Margarita e Caipiroska».
Pescasseroli ha iniziato a starle stretta a 19 anni?
«Da una parte ero contento della mia vita, delle mie passeggiate e dei miei libri, ma dall’altro sentivo l’urgenza di condividere qualcosa con il resto del mondo. Avevo voglia di vedere una realtà diversa da quella in cui ero cresciuto, volevo vedere com’era il mondo fuori».
Cosa le mancava dell’Abruzzo quando era a Bologna?
«La natura e la pace che mi ha sempre dato, così come il silenzio e la montagna, che mi ha sempre dato una serenità alla quale sento di voler tornare ogni volta che mi sento sovraccarico».
Oggi che vive a Milano, invece, cosa le manca di più della sua terra?
«La voglia di fare qualcosa per valorizzarla come merita. Essendo una persona che non sta mai ferma, ho scelto di dedicarmi a più progetti che gravitassero attorno all’Abruzzo: con il mio marchio Parco1923 mi sono dato un motivo in più per tornare a casa, senza contare altre manifestazioni come Arteparco e un hotel che sto costruendo proprio lì, a Pescasseroli».
A Pescasseroli, come spiega nel libro, ogni estate costringe i suoi amici a dei tour de force per scoprire le bellezze del territorio.
«Visto che ne ospito tanti ogni anno ho capito che l’unico sistema per gestirli è quello dittatoriale: metto a punto un file Excel precisissimo che cadenza i ritmi delle giornate di agosto con le diverse cose da fare e da vedere. Al centro di tutto c’è, ovviamente, la montagna, il lago, e le nostre tante bellezze».
È sempre stato innamorato dell’Abruzzo o ha imparato ad amarlo negli anni?
«Noi abruzzesi siamo dei veri e propri ultrà della nostra ragione, e posso dirlo perché tanti di loro mi scrivono di aver comprato il libro con un certo orgoglio. Con il lavoro che faccio e le possibilità che ho sto cercando di farlo scoprire sempre di più non tanto in quantità quanto in qualità. Secondo me l’Abruzzo non ha bisogno di più turisti, ma di un miglior turismo. Tutto quello che cerco di fare con le mie iniziative è valorizzare una regione che sul piano turistico e culturale ha un livello altissimo anche se non lo sa. Il problema di noi abruzzesi è che pecchiamo di poca autostima: non siamo mai stati troppo bravi a promuoverci, ma questo per fortuna sta cambiando».
Fonte: Vanity Fair Italia