NEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO 60 SPECIE DI MAMMIFERI, 300 DI UCCELLI E 40 DI RETTILI
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è una delle aree montane più ricche di fauna di tutto l’Appennino. Qui vivono oltre 60 specie di mammiferi, 300 di uccelli e 40 di rettili, senza dimenticare la grande varietà di insetti ed invertebrati. Alcuni animali autoctoni ed endemici come l’Orso bruno marsicano e il Camoscio d’Abruzzo rappresentano le specie di maggior pregio naturalistico.
L’avvistamento degli animali selvatici nel Parco è un evento unico e per avere maggiori possibilità e per non disturbare gli animali stessi vi consigliamo di aderire alle escursioni organizzate.
Fra i grandi predatori ricordiamo il Lupo appenninico. Ridotto all’estinzione fino agli inizi degli anni ’80, è sopravvissuto solo fra le montagne della Sila e fra i boschi del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, protetto da strette vallate e fitte boscaglie. Solo attraverso un duro e costante lavoro di sensibilizzazione e protezione è stato possibile salvarlo dall’estinzione. Il lupo è l’animale “chiave” del Parco, perché, come grande predatore, è l’unico che può garantire un equilibrio stabile fra prede e predatori nel rispetto della catena alimentare. E’ un animale molto elusivo, difficilissimo da avvistare, ma spesso capita di ascoltarne l’ululato durante le escursioni serali.
La Lince (Linx linx), da queste parti chiamato lupo cerviero, è l’animale più difficile da incontrare, tanto che si dubita della sua presenza fra le montagne del Parco. Un tempo viveva fra i boschi dell’Appennino centrale, ma attualmente non vi sono segni certi della sua presenza. La lince è un predatore agile e veloce che caccia di agguato. Riesce anche ad abbattere prede con un peso superiore al suo. Segni della sua presenza possono essere le caratteristiche orme tondeggianti prive di unghie e il suo lamentoso richiamo tipico del periodo degli amori.
A chiudere il ciclo dei grandi predatori c’è l’Aquila reale (Aquila chrysaetos) presente nel territorio del parco con 3-4 coppie. Nel complesso la specie ha risentito negli anni passati delle uccisioni illegali (carogne avvelenate e caccia di frodo) ed in alcuni casi anche della modifica irreparabile del proprio habitat. Per salvaguardarla definitivamente bisognerà limitare al massimo i fattori negativi (bracconaggio, disturbo nella delicata fase della nidificazione, manomissione dei territori vitali con apertura di nuove strade o impianti di risalita, etc.). Durante il volteggio le ali sono rivolte verso l’alto a formare una “V” molto aperta. Si distingue in volo dagli altri rapaci soprattutto per le notevoli dimensioni che nella femmina possono superare i 2 metri di apertura alare ed a 6 chilogrammi di peso.
Fra le altre specie da annoverare ricordiamo i Cinghiali (Sus scrofa), i Caprioli (Capreolus capreolus) e i Cervi, questi ultimi due reintrodotti nel Parco all’inizio degli anni ’70. Soprattutto i cervi sono ora presenti in gran numero fra le montagne del Parco. Capita di frequente di incontrali, ma l’emozione più forte è quella di assistere ad un combattimento fra grossi maschi durante il periodo dell’amore (settembre – ottobre) per la conquista degli harem. Altrettanto suggestivo è ascoltare il bramito che i cervi maschi emettono per confrontarsi con i loro rivali e per attirare le femmine.
Fra gli altri animali ricordiamo la Lontra (Lutra lutra) indicatore biologico della qualità delle acque, la Volpe (Vulpes vulpes), il Tasso (Meles meles), la Martora (Martes martes), lo Scoiattolo meridionale (Scirus vulgaris meridionalis) e l’Istrice (Hystrix cristata).